Roberto Settembre “Gridavano e piangevano- La tortura in Italia: ciò che ci insegna Bolzaneto”.




          Giovedì 30 ottobre, alle ore 20.45, presso la Biblioteca Civica di Piazza De Amicis,  l’Associazione Culturale ApertaMente Imperia ha  organizzato la presentazione del libro di
Roberto Settembre “Gridavano e piangevano- La tortura in Italia: ciò che ci insegna Bolzaneto”.
          Hanno  partecipato Vittorio Coletti, docente di Lingua Italiana all’Università di Genova,  e Riccardo Ferrante, docente di Storia del Diritto della Facoltà di Giurisprudenza di Genova e Imperia.
Roberto Settembregiudice di Corte d’Appello, ora in pensione, è stato l’estensore della sentenza sui fatti della caserma di Bolzaneto, adibita a carcere temporaneo durante il G8 di Genova nel luglio 2001.
Nel suo libro, Settembre ricostruisce meticolosamente gli orrori e i soprusi di quelle giornate: l’arrivo, i pestaggi, gli insulti, le umiliazioni, e ancora le botte che subirono quelle 277 persone fermate a Genova delle quali, peraltro, solo 4 furono riconosciute colpevoli  nel successivo processo per reati di devastazione e saccheggio.Per le violenze di Bolzaneto non ci sono immagini ma  “solo” i referti medici e i racconti di chi scelse di testimoniare al processo. Per questa ragione il giudice racconta quello che ancora potrebbe sembrare incredibile per un Paese democratico e si unisce con forza alle voci che chiedono che il reato di tortura venga finalmente introdotto anche nel nostro Codice Penale, dopo 26 anni che la Convenzione dell’Onu ha imposto l’adeguamento delle legislazioni nazionali.
Dei 42 imputati del processo di Bolzaneto, dopo il giudizio definitivo della Corte di Cassazione, ci furono 7 condanne e 14 assoluzioni, tre delle quali per ragioni meramente processuali. Per tutti gli altri i reati vennero dichiarati estinti per prescrizione, fatte salve le responsabilità civili.
Nel commentare la vicenda, Ennio Di Francesco, ufficiale dei Carabinieri e poi funzionario della Polizia di Stato, tra i promotori negli anni ’70 del Movimento democratico di Polizia, ha dichiarato “In quegli eventi ( ferma restando l’assoluta condanna giuridico e sociale per il criminale e vile comportamento di black bloc e altri provocatori ) è stata fatta violenza non solo alla città e ai suoi cittadini, ai dimostranti irruenti o pacifici, ma anche all’Istituzione Polizia nel senso più nobile e alla generalità dei “tutori dell’ordine” che ogni giorno rischiano la vita per la libertà di tutti.