NON CHIAMARMI ZINGARO


La paura dello zingaro, dello straniero, del diverso, si sta diffondendo sempre più nel nostro paese producendo ripetutamente episodi di violenza e intolleranza. Nello scorso giugno, per risolvere il problema dello sfruttamento dei minori e dei frequenti episodi di illegalità, si proponeva di schedare mediante il prelievo delle impronte i bambini Rom, e si sosteneva che questa misura avrebbe contribuito a farli uscire dalle condizioni di povertà e marginalità. Pochi giorni fa un altro episodio che testimonia del grave clima di pregiudizio e sospetto di cui sono vittima i nomadi: una bambina e una madre, nell’isola di Kos, vengono sottoposte al test del DNA a causa della somiglianza della piccola con Denise Pipitone, la bambina scomparsa in Sicilia alcuni anni fa. 
Dopo aver assistito di persona a un grave sopruso nei confronti di un rom, Pino Petruzzelli, che da anni col suo teatro lavora per mettere la cultura al servizio di importanti cause sociali, ha deciso di andare a conoscere in prima persona i popoli Rom e Sinti e di raccontare la sua esperienza in questo libro “per dare più voce all’unico popolo al mondo la cui storia è sempre stata scritta dagli altri”.
Oltre che con artisti, giostrai, mendicanti, il noto attore si è incontrato anche con tanti cittadini italiani di origini rom e sinti (un infermiere, un fornaio, una dottoressa e persino un frate), che vivono nella nostre città e non hanno il coraggio di dichiarare le loro origini per paura di perdere il lavoro o la stima degli altri.
L’autore ricorda anche le persecuzioni e le torture per le quali in Europa durante il nazismo morirono mezzo milione di zingari; ad Auschwitz e Dachau essi venivano contrassegnati col triangolo nero degli asociali e il loro braccio veniva marchiato a fuoco con la “Z”; ritenuti portatori del “gene del nomadismo” erano sottoposti ad esperimenti e torture. 
Tra le tante testimonianze riportate nel libro, anche quella di Francesco Biga, direttore dell'Istituto storico della Resistenza di Imperia che ricorda che anche tra i partigiani ci furono molti zingari, fra questi un imperiese “Morto all’età di ventun anni, Giuseppe Catter, il partigiano Tarzan, era uno zingaro. Ci furono altri sinti e rom che combatterono per restituire libertà al nostro Paese. Peccato che nessuno lo sappia.”
L’iniziativa fa parte del progetto “You & me” che ha lo scopo di favorire il dialogo e la discussione tra generazioni su temi di particolare rilevanza socio-culturale. L’ingresso è libero.