LA QUESTIONE IMMORALE





Venerdì 20 marzo 2009  alle ore 20.45, presso la Sala Varaldo della Camera di Commercio di Imperia, l’Associazione Culturale ApertaMente Imperia organizza un incontro con Bruno Tinti,che presenterà il suo nuovo libro “La questione immorale- Perché la politica vuole controllare la Magistratura" 

Bruno Tinti, fino a pochi mesi fa procuratore aggiunto di Torino, dopo la denuncia di “Toghe Rotte”, affronta il tema della riforma della giustizia demolendo uno a uno gli argomenti del ministro Alfano. Secondo Tinti, infatti , “è dai tempi di Mani Pulite che la classe politica, senza distinzioni di partito, lavora per lo stesso obiettivo: conquistare l’impunità” e tutte le riforme che vengono attuate sono in realtà delle controriforme che stanno mettendo a rischio la democrazia in Italia. 
Tra queste, l’autore individua tra le più pericolose quella che limiterà o abolirà le intercettazioni e quella che, inasprendo le pene per giornalisti ed editori, metterà il bavaglio all’informazione.
In realtà molto si potrebbe fare, e subito, per rendere più efficiente la giustizia e far sì che la legge sia davvero uguale per tutti, come prevede la nostra Costituzione che è nata nel 1948 per garantire i cittadini dagli abusi del potere, “da leggi inique, prepotenti, fatte nell’interesse di pochi e contro gli interessi di tanti”. Tinti lo dimostra, proponendo molte riforme possibili che permetterebbero di farla funzionare meglio garantendo rigorosamente l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura come deve essere in uno stato democratico.
La sua critica non risparmia neppure i magistrati soprattutto per quanto riguarda la gestione delle carriere, ma non sono loro che devono fare le leggi giuste che restituiscano valore al dettato costituzionale. Questo compito spetta ai politici verso i quali  i cittadini non devono mai smettere di esercitare una costante  vigilanza perché, come già affermava Norberto Bobbio nel 1958, “Se  oggi c'è un problema della democrazia in Italia, è più un problema di principi che di istituzioni... Dobbiamo essere democratici sempre in allarme."