I diritti dell’infanzia tra pedagogia e olocausto.


 pedagogia e olocausto. (20/01/2006)

Venerdì 20 gennaio 2006 ore 21.00, nella Sala Varaldo della Camera di Commercio,Viale Matteotti 48, Imperia, l’Associazione Culturale ApertaMente organizza una conversazione con Dario Arkel, sociologo, pedagogista, collaboratore delle Università di Genova e Milano Bicocca su 

I diritti dell’infanzia tra pedagogia e olocausto”.

In riferimento al libro di D.Arkel e M.T.Rella “L'impossibilità della Storia”
Tributo a Janusz Korczak Premio REA per la saggistica 2003

Nell'occasione, la cantautrice ANGELA ZECCA presenta un repertorio di canzoni yiddish, inclusa la colonna sonora dello spettacolo teatrale "La posta del dottor Korczak" e la pittrice Annalisa Fontanin rappresenta con disegni le immagini suscitate dalle tematiche affrontate.
L’incontro si svolge pochi giorni prima del “Giorno della Memoria” in cui si ricordano tutte le vittime del nazismo. Il 27 gennaio del 1945, infatti, le truppe sovietiche raggiungevano il campo di Auschwitz, da pochi giorni abbandonato dalle SS, e il mondo intero iniziava a prendere coscienza dello sterminio di sei milioni di Ebrei e di centinaia di migliaia di altre persone, che, secondo l'ideologia hitleriana, non dovevano trovare posto nella nuova “Europa ariana”: si trattava di appartenenti a minoranze etniche (sinti, rom e slave), o religiose (Testimoni di Geova), di dirigenti comunisti e della Resistenza, e anche, in nome dell’eugenetica, di quanti erano portatori di handicap o “colpevoli” di devianza sociale (omossessuali, senza fissa dimora...).


Janusz Korczak (1878-1942) era un celebre pediatra di Varsavia, pedagogo, scrittore, poeta, libero pensatore. Era ebreo e per questo terminò prematuramente la sua vita in un campo di sterminio assieme ai duecento bambini, ospiti della Casa dell’Orfano che egli dirigeva, che non aveva voluto abbandonare. La loro deportazione avvenne il 5 agosto 1942; lo storico Emanuel Ringelblum, testimone oculare di quei momenti, scrisse, a proposito dei bambini che insieme al loro maestro marciarono con dignità verso il treno che li avrebbe portati a Treblinka: “... era una marcia organizzata, una muta protesta contro gli assassini... i bambini marciavano i fila per quattro con a capo Korkzak”. 
L’incontro, organizzato in collaborazione con la Camera del Lavoro, la Compagnia Lavoratori Portuali e Porta Occidentale, non è una semplice commemorazione. Lo scopo è dettato dalla scelta morale e culturale di piena attualità di non dimenticare la barbarie del nazismo ma neppure l’insegnamento e l’esempio di coloro che anche e proprio allora hanno saputo scegliere senza esitazioni tra il bene e il male
Riflettere su tutto ciò non è anacronistico: il nostro mondo non si è messo definitivamente al riparo da simili atrocità e dall’idea che vi siano uomini e civiltà migliori investiti di missioni civilizzatrici rispetto alle altre.
Chi ha diritto di dimenticare oggi i genocidi del Rwanda, le torture di Abu Grahib, i tanti episodi di razzismo e i conflitti etnici e religiosi?
Chi ha il diritto di dimenticare che il genocidio nazista fu perpetrato solo 60 anni fa in un paese europeo economicamente e tecnologicamente avanzato e che i crimini commessi erano legittimati da leggi dello stato? L’impegno delle organizzazioni internazionali, degli stati, dei singoli cittadini contro questi crimini è ancora oggi necessario ed urgente e ricordare e studiare quelle vicende ha lo scopo di rendere più forte oggi la democrazia e la libertà in Italia e nel mondo.