Dalla fine di Deus al
primato relazionale di Trinitas.
Presentazione del nuovo libro Dio
e il suo destino a cura del prof. Vittorio Coletti dell'Università
di Genova
Come ormai da qualche anno, anche
quest’anno,dal 2 al 4 dicembre, Vito Mancuso terrà
al Palazzo Ducale di Genova il suo corso intensivo
di teologia, per il quale sono già aperte le iscrizioni. Mai come questa volta
vi si discuterà un tema entusiasmante e provocatorio, annunciato dal
formidabile libro che Mancuso ha appena pubblicato da Garzanti: Dio e
il suo destino. Con la generosità e la passione intellettuale che lo
contraddistinguono, il teologo si accinge infatti a dichiarare finita l’idea di
Dio che ha caratterizzato le religioni del Libro, ebraismo, cristianesimo e
islam, basate su un’immagine di Dio come entità onnipotente radicalmente
distinta dal mondo che ha creato, misterioso responsabile quindi di tutto,
dell’inizio e della fine, del bene e del male. Mancuso propone una nuova
immagine di Dio, data dal suo coinvolgimento nella vicenda del mondo che egli ha
originato e con il quale, però, non coincide, essendo anche il superiore fine
di ordine e armonia (logos) cui l'universo tende dalla sua immensa complessità
cosmica (caos). Questa nuova idea di Dio si sviluppa dal riconoscimento delle
due logiche che governano l'esistenza, quella del senso e del bene e quella
dell’assurdo e del male, e della loro rispettiva imprescindibilità: sono vere
entrambe e contemporaneamente …
Dio deve dar conto di questa costitutiva
contraddizione del creato e lo può fare solo assumendola in se stesso, entrando
anche lui nella vicenda di bene e di male, di gioia e di dolore, di senso e di
assurdità, di stelle e buchi neri, ma garantendo, in questo modo, anche alla
negatività e al dolore una ragione, che è, per il cosmo, quella
dell'indeterminazione e, per l'uomo, quella della libertà di scegliere tra bene
e male, perché se tutto fosse già perfetto non ci sarebbe né evoluzione né
libertà di scelta, non essendovi ragione per modificarlo. Mancuso crede in
questo nuovo Dio perché ritiene di dover optare per il bene e per la giustizia,
di dover cercare nel caos della natura e nelle sofferenze della storia quella via
dell’ordine armonioso e giusto che solo la più avanzata delle creature
conosciute, l’uomo, è in grado di vedere e volere. La sua teologia ha un così
forte fondamento etico che il libro è dedicato a don Andrea Gallo e
si chiude nel ricordo della sua istintiva, candida percezione di un Dio
“antifascista”, che si batte cioè costitutivamente per la giustizia contro la
sopraffazione e l’iniquità in tutte le loro forme. Mancuso archivia il Dio
monarca cattivo dei vecchi monoteismi, oggi venerato soprattutto dall' islam
come si è appena visto visto nelle stragi di Parigi, e porta a conseguenze
radicali il Dio fraterno del nuovo cristianesimo di papa Francesco, un Dio
disseminato nella creazione, di cui condivide la potenza e la fragilità e alla
quale indica (non coincidendo quindi con essa, ma restando oltre,
trascendendola) la strada, la meta della perfezione, del bene e della
giustizia. Farà molto discutere questo libro, perché smonta integralmente la
teologia occidentale, archivia i dogmi, ridimensiona i culti e i riti,
proponendo un Dio che è mescolato nel suo universo e lo condivide con l’uomo e
le altre creature, estremo, radicale frutto teologico della grande intuizione
cristiana del Dio incarnato, fatto natura biologica e storia umana. Mancuso
riprende ovviamente il suo precedente lavoro teologico, perché questa nuova
concezione di Dio non si darebbe senza un ripensamento (da lui fatto in altri
libri) dell’uomo e della vita alla luce delle nuove scoperte scientifiche, che
indurrebbero a cogliere l’anima spirituale dell’uomo nel surplus di energia che
lo caratterizza e lo mette, unica tra le creature note, in condizione di
operare liberamente, assecondando o ostacolando la tensione all’armonia, alla
complessità ordinata, al bene, al giusto, che percorre l'universo e la nostra
esistenza. Mancuso è un intellettuale onesto oltre che un teologo
straordinariamente preparato: si dichiara credente ma non nasconde che la
religione in questo nuovo Dio istituisce un legame diverso tra Dio e l’uomo, in
cui ognuno, l’uomo e Dio, è responsabile dell’altro. Non c’è dubbio che solo
dal cristianesimo moderno, così ispirato ai principi del bene e della
giustizia, alla protezione dei deboli e ora anche della natura, poteva
svilupparsi una teologia che cambia radicalmente i connotati del Dio
tradizionale e propone un nuovo Dio, personale e cosmico, ricco di amore
distribuito e di dolore condiviso. Il Dio di Mancuso è trinitario perché
costituito di relazioni, col mondo naturale e con gli uomini: «trinitas
esprime la relazione quale dimensione prima e ultima della realtà».
Basterà questa coraggiosa novità teologica a salvare Dio dal suo destino,
che lo fa o troppo cattivo e potente, braccio armato del sempiterno delirio di
potenza, o così tenue e lontano da sparire dall’orizzonte dell’uomo
occidentale, che sempre più ne fa oggi a meno, rinunciando a chiedersi ragioni
e direzione della vita e puntando solo sui beni materiali, senza attesa e
voglia di bene e di giustizia? Non lo so. Non lo sa, onestamente, neanche
Mancuso, che ammette che la sua fede in questo Dio nasce da una decisione
morale per il bene e il giusto, per la pace, prima che dalla riflessione
teologica. Mancuso sa che si può amare la vita, il bene, l'ordine armonioso, la
pace e la giustizia e non cercare Dio per spiegarli, ma è convinto che solo la
misura assoluta della trascendenza garantisca la tenuta di questi valori morali
e cosmici. Senza il pensiero di Dio, secondo lui, bene e giustizia restano
appesi a un filo troppo fragile: perché si dovrebbero cercare, con la fatica
che comportano, anche quando, poniamo, sarebbe molto più comodo e redditizio
infischiarsene? Sta qui la generosità morale di questa teologia rivoluzionaria,
che non si ferma di fronte a nessun rischio conoscitivo perché crede in un
progetto di bene, di senso, in una creazione continua, bisognosa di incessante
perfezionamento e miglioramento da parte di Dio e da parte dell’uomo. Mancuso
si rivela figlio maturo del cristianesimo proprio nel momento in cui ne congeda
gran parte della storia e della teologia: solo un cristiano convinto può
infatti avere ancora tanta fiducia nell’uomo da puntare sulla sua ansia di
senso, di armonia, di bellezza, di bene, piuttosto che sulla sbadataggine
ottusa in cui a me sembra purtroppo, oggi come non mai, immerso. Ma una cosa è
certa, dopo l'orrore di Parigi, e il libro di Mancuso la insegna con coraggio:
bisogna ripudiare il dio potente e oscuro nel cui nome si è ucciso, si uccide e
ci si uccide, rispuntato imprevedibilmente dal Medioevo teologico nel
XXI secolo ad armare i nuovi fondamentalisti.