TRAVAGLIO " PER CHI SUONA LA BANANA"





Mercoledì 17 dicembre 2008, ore 21, presso l’Aula Magna del Polo Universitario di via Nizza, ad Imperia, ApertaMente e CE.S.P.IM riportano ad Imperia Marco Travaglio, che presenterà i suoi due ultimi libri: “Per chi suona la banana” e “Bavaglio”, quest’ultimo scritto insieme a Peter Gomez e a Marco Lillo. In essi l’autore torna sui suoi temi preferiti: uno sguardo feroce e documentato sulla politica italiana degli ultimi anni, sui fatti e misfatti delle caste e delle mafie del nostro Paese e sul dominio di un’informazione distorta o inesistente.




“Bavaglio”, uscito il 21 luglio in libreria, racconta i giorni di giugno e luglio 2008, quando è stato approvato il nuovo lodo Maccanico-Schifani-Alfano per garantire l'immunità alle più alte cariche dello stato. Quella del premier in particolare. In via d'urgenza. E in nome della sicurezza.

”Quando”, scrive Peter Gomez, “la destra italiana preparava le nuove leggi per vietare ai magistrati e agli investigatori l'uso delle intercettazioni telefoniche per un'allarmante sequenza di reati. Proibire in perpetuo la loro pubblicazione e quella di ogni altro atto giudiziario, anche per riassunto. Deliberare il carcere per i giornalisti e ingenti multe per gli editori. E in nome della sicurezza sospendere la libertà di stampa..


Per chi suona la banana”, il nuovo libro di Travaglio che uscirà in libreria il 12 dicembre, racconta con graffiante puntiglio e feroceamore per la verità i dodici mesi finali dell’Unione Brancaleone e i primi sei del Berlusconi III, o meglio, come spiega Marco Travaglio nella Premessa “ la storia tragicomica del suicidio politico, culturale, esistenziale, forse generazionale di una classe dirigente, quella che ora si fa chiamare Partito democratico e Sinistra Arcobaleno, o qualcosa del genere, e che ha riconsegnato per la terza volta il paese a una barzelletta ambulante. Una classe dirigente al cui confronto Fantozzi e Tafazzi sono due vincenti… ma che ha deciso – bontà sua – di autoconfermarsi al vertice dei rispettivi partiti, in vista di nuove, appassionanti disfatte






IL PARTITO DEL CEMENTO






 La Liguria sta coprendosi di quasi tre milioni di metri cubi di cemento e se non c’è più posto a terra, si prova sul mare, costruendo nuovi porti per decine di migliaia di posti barca. Non mancano neppure i grattacieli, opera di architetti prestigiosi che hanno messo da parte qualsiasi scrupolo paesaggistico.” “Politici locali e nazionali, di destra e di sinistra, imprenditori, alti prelati, banchieri, siedono contemporaneamente in più consigli di amministrazione e si spartiscono cariche pubbliche, concorsi, appalti, finanziamenti”
Nel libro-denuncia dei due coraggiosi e attenti giornalisti c’è posto anche per un indagine sul porto di Imperia la cui costruzione è iniziata nel 2006 alla presenza di Claudio Scajola e Claudio Burlando. Sarà il più grande porto turistico del Mediterraneo e avrà 1440 posti barca; ma ai lunghi moli che già stanno invadendo il piccolo golfo imperiese si aggiungeranno 112 appartamenti, negozi, attività artigianali in “armonia” con gli altri 80.000 metri cubi di case, multisale cinematografiche, uffici, alberghi, e posti auto che a ponente, nell’area ex ferriere, futura “Porta del Mare”, saranno edificati dalla ditta Colussi.
La grande riqualificazione della vasta area fronte mare, lasciata per decenni in stato di degrado e abbandono, si rivelerà una grande colata di cemento appena ingentilita dal parco urbano, aperto alla cittadinanza in questi giorni, accanto al quale funzionerà, finalmente, un utile depuratore, il secondo o terzo(?) costruito in zona.
L’inchiesta attenta dei due giornalisti svela quale “ragnatela di interessi e di potere” si nasconda dietro la cementificazione delle coste, senza rispetto per la natura e il paesaggio di Liguria che, come dice Marco Travaglio nella prefazione, “un tempo attirava uomini di cultura da tutto il mondo, da Marguerite Duras a Ernest Hemingway, e oggi calamita palazzinari e professionisti del brutto”.
Sollecitiamo tutta la cittadinanza a partecipare all’incontro al quale sono stati invitati alcuni rappresentanti dei partiti locali.

NON CHIAMARMI ZINGARO


La paura dello zingaro, dello straniero, del diverso, si sta diffondendo sempre più nel nostro paese producendo ripetutamente episodi di violenza e intolleranza. Nello scorso giugno, per risolvere il problema dello sfruttamento dei minori e dei frequenti episodi di illegalità, si proponeva di schedare mediante il prelievo delle impronte i bambini Rom, e si sosteneva che questa misura avrebbe contribuito a farli uscire dalle condizioni di povertà e marginalità. Pochi giorni fa un altro episodio che testimonia del grave clima di pregiudizio e sospetto di cui sono vittima i nomadi: una bambina e una madre, nell’isola di Kos, vengono sottoposte al test del DNA a causa della somiglianza della piccola con Denise Pipitone, la bambina scomparsa in Sicilia alcuni anni fa. 
Dopo aver assistito di persona a un grave sopruso nei confronti di un rom, Pino Petruzzelli, che da anni col suo teatro lavora per mettere la cultura al servizio di importanti cause sociali, ha deciso di andare a conoscere in prima persona i popoli Rom e Sinti e di raccontare la sua esperienza in questo libro “per dare più voce all’unico popolo al mondo la cui storia è sempre stata scritta dagli altri”.
Oltre che con artisti, giostrai, mendicanti, il noto attore si è incontrato anche con tanti cittadini italiani di origini rom e sinti (un infermiere, un fornaio, una dottoressa e persino un frate), che vivono nella nostre città e non hanno il coraggio di dichiarare le loro origini per paura di perdere il lavoro o la stima degli altri.
L’autore ricorda anche le persecuzioni e le torture per le quali in Europa durante il nazismo morirono mezzo milione di zingari; ad Auschwitz e Dachau essi venivano contrassegnati col triangolo nero degli asociali e il loro braccio veniva marchiato a fuoco con la “Z”; ritenuti portatori del “gene del nomadismo” erano sottoposti ad esperimenti e torture. 
Tra le tante testimonianze riportate nel libro, anche quella di Francesco Biga, direttore dell'Istituto storico della Resistenza di Imperia che ricorda che anche tra i partigiani ci furono molti zingari, fra questi un imperiese “Morto all’età di ventun anni, Giuseppe Catter, il partigiano Tarzan, era uno zingaro. Ci furono altri sinti e rom che combatterono per restituire libertà al nostro Paese. Peccato che nessuno lo sappia.”
L’iniziativa fa parte del progetto “You & me” che ha lo scopo di favorire il dialogo e la discussione tra generazioni su temi di particolare rilevanza socio-culturale. L’ingresso è libero.

VOGLIAMO ANCHE LE ROSE






Giovedì 29 maggio 2008, alle ore 20.45 presso il Cinema Centrale di Imperia, CE.S.P.IM, ApertaMente Imperia e Cineforum organizzano la presentazione del film di Alina Marazzi “Vogliamo anche le rose”, Il femminismo in Italia tra desiderio di libertà’, militanza e amore nei diari di tre donne.

Presentano SILVIA NEONATO, giornalista del Secolo XIX e di Leggendaria, e GAIA GIANI, producer creativa del film. 
L’iniziativa fa parte del progetto “You & me” che ha lo scopo di favorire il dialogo e la discussione tra generazioni su temi di particolare rilevanza socio-culturale. L’ingresso è libero.
"Vogliamo anche le rose" racconta l'Italia del femminismo e della rivoluzione sessuale fra la metà degli anni '60 e i primi anni 80 ricostruita utilizzando fotografie, fotoromanzi, diari, filmini di famiglia, inchieste e dibattiti televisivi, film indipendenti e sperimentali, riprese militanti e private, pubblicità, musiche e animazioni d'epoca. 
"L'idea – dice Alina Marazzi, regista e ideatrice, insieme a Gaia Giani- è stata, da un lato, di contrastare l'immagine stereotipata di un epoca segnata solo dal terrorismo e dalla droga, dimenticando che è stata anche vivacità, impegno, nuova consapevolezza, dall'altro, visto che questo film l'ho fatto soprattutto per i ventenni di oggi, di stemperare la durezza di quegli anni, cercando,a partire dalle immagini, una certa ironia e leggerezza". 
Il titolo rimanda al famoso slogan con cui le operaie tessili parteciparono agli scioperi del Massachusetts nel 1912: "Come i corpi, anche le anime/ possono morire di fame/ per questo vogliamo il pane/ ma vogliamo anche le rose".
Sempre più spesso, negli ultimi anni, in cui più denso e problematico si è fatto il confronto intergenerazionale tra donne – e quello ancor più complesso con gli uomini - è emersa la necessità e l’urgenza di “dire” il femminismo, raccontare che cosa è (stato) a partire dagli anni Settanta, come ha plasmato una parte significativa della generazione nata tra la fine degli anni Quaranta e la prima metà degli anni Cinquanta (le cosiddette “femministe storiche”) e poi via via, in modo diverso, le generazioni successive. 
La presenza di Silvia Neonato, testimone e protagonista delle battaglie femministe, e di Gaia Giani, che appartiene alla generazione successiva, fornirà lo spunto per dire come molte donne- giovani e meno giovani – abbiano tratto esperienze e opportunità dalle discussioni di allora per diventare completamente diverse sia dalla rappresentazione odierna del femminile – veicolata soprattutto dai media – sia dallo stereotipo della “femminista” come figura di un passato da stigmatizzare.
Come afferma Anna Rossi-Doria, “non bisogna confondere il silenzio con l’assenza” e oggi, nonostante gli ultimi attacchi strumentali e inconcepibili alla loro dignità e alla loro capacità di decidere, le donne presenti a se stesse, capaci di agire e pensare ci sono, anche quando la loro parola non sembra capace di sfondare il silenzio dei media. 

LA MEMORIA INQUIETA DEGLI ANNI SETTANTA: Benedetta Tobagi - Manlio Milani - Maria Itri








Nel corso della manifestazione Settembre Settanta abbiamo più volte fatto cenno al tema inquietante e talvolta ancora oscuro della violenza e del terrorismo negli Anni Settanta.
Lo abbiamo affrontato lunedì 28 aprile 2008, ore 20.45, Sala Varaldo della Camera di Commercio, Viale Matteotti 48 Imperia, dove il CE.S.P.IM, Centro Servizi al Volontariato della provincia di Imperia, e l’Associazione Culturale ApertaMente hanno organizzato  l’incontro “La Memoria Inquieta degli anni Settanta”.
A parlarne sono stati  i protagonisti di due vicende che hanno segnato l’Italia in quegli anni.
Manlio Milani era in piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio del 1974 quando nel corso di una manifestazione sindacale l’esplosione di un ordigno nascosto in un cestino di rifiuti uccise otto persone e ne ferì oltre cento. Tra le vittime c’era anche la moglie Livia. 
Benedetta Tobagi aveva poco più di tre anni il 28 maggio del 1980, il giorno in cui un commando di terroristi sparò al padre Walter, inviato del Corriere della Sera e presidente dell’Associazione Lombarda dei giornalisti.
Insieme alla giornalista Maria Itri hanno raccontato la loro storia a pochi giorni dalle celebrazioni del 9 maggio, giornata della Memoria dedicata alle vittime del terrorismo, fortemente voluta dalle associazioni che riuniscono le vittime dei fatti di sangue. 
Nel corso della serata, alla presenza di un attento pubblico, abbiamo provato a seguire il filo della memoria di quegli anni di profonde trasformazioni sociali e di grande fermento culturale. Anni di grandi conquiste democratiche ma segnati anche dal sangue di magistrati, giornalisti, forze dell’ordine e cittadini caduti vittime del terrorismo mentre si trovavano ad una manifestazione sindacale o in banca.
Memoria però anche inquieta, perché profondamente segnata da lati oscuri, contraddizioni, zone d’ombra, intrecci, in un Paese che ancora non ha fatto completamente i conti con il proprio passato, e perché tragicamente ancora aperta. Se esistono ormai delle verità acclarate su tanti episodi di terrorismo, per molti altri la verità giudiziaria resta ancora lontana. Come accade ad esempio a Brescia dove, trentaquattro anni dopo la strage, c’è un nuovo procedimento penale ancora in corso.
Abbiamo provato insieme a capire come trasformare le storie personali in memoria civile, in un Paese che fa fatica a ricordare le vittime di quei fatti di sangue. Una memoria che faticosamente cerca di diventare patrimonio comune, attraverso gli sforzi di tanti che quelle tragedie le hanno vissute. 

EMERGENCY



Venerdì 29 febbraio 2008, ore 21, Sala Varaldo della Camera di Commercio, Viale Matteotti 48 Imperia
Una serata speciale, dedicata ad EMERGENCY, in cui saranno presenti:
VAURO, vignettista di AnnoZero e Manifesto, inviato di PeaceReporter che presenta "Gli altri bambini", filmato che racconta le storie dei piccoli pazienti che hanno realizzato i disegni. 
SERGIO CASOLI, curatore della parte grafica della Mostra “Adotta un disegno”.
STEFANO SENARDI, responsabile per Emergency della colonna sonora della Mostra e del CD "Canzoni per Loro".
Il progetto nasce da un'idea di Vauro Senesi che, nel 2006 e 2007, ha raccolto le storie e i disegni di alcuni bambini ricoverati nei centri di Emergency in Afganistan Cambogia, Iraq, Sierra Leone e Sudan. 
Le testimonianze e i disegni sono stati di ispirazione per artisti visuali e musicisti contemporanei che li hanno reinterpretati in base alla loro sensibilità e al loro stile. Le creazioni che ne sono nate, le opere donate ispirandosi al progetto, le storie e i disegni dei bambini e i brani musicali loro dedicati sono diventate una mostra itinerante che, dopo l'inaugurazione di Roma, sarà ospitata a Genova, Torino, Milano, Firenze, Venezia, Londra, Berlino, Parigi e New York dove la mostra si concluderà con un'asta. 
Durante la serata sarà possibile ascoltare i brani musicali del cd CANZONI PER LORO e vedere alcuni estratti dal film-documentario che ne è nato, in cui le voci narranti di Vauro e Paolo Rossi raccontano le storie dei bambini protagonisti.
Le musiche sono di:
Jovanotti, Tetes de Bois, Morgan, Stefano Bollani, Roberto Angelini, Mauro Pagani, Carmen Consoli, Petra Magoni & Ferruccio Spinetti, Vinicio Capossela, Fiorella Mannoia, Daniele Silvestri, Radiodervish, Gianmaria Testa, Franco Battiato, Ginevra Di Marco,Eugenio Bennato, Zucchero.
Il catalogo delle opere in mostra e il film-documentario sono stati realizzati da Fandango. Il cd che raccoglie tutti brani musicali, originali o in versioni inedite, è prodotto da Radio Fandango.
ADOTTA UN DISEGNO è a cura di Sergio Casoli ed Elena Geuna per l’arte visiva e di Stefano Senardi per la parte musicale. In collaborazione con Comune di Roma, Nunflower, Fandango, Radio Fandango e Comunicare Organizzando. Con il contributo di Regione Lazio e American Express. Grazie a Ufficio Stampa Novella Mirri.
ADOTTA UN DISEGNO è dedicato a Emergency.
L'intero ricavato della serata sarà destinato alle attività di Emergency a favore delle vittime della guerra e della povertà.