Giovedì 29
maggio 2008, alle ore 20.45 presso il Cinema Centrale di Imperia, CE.S.P.IM,
ApertaMente Imperia e Cineforum organizzano la presentazione del film di Alina
Marazzi “Vogliamo anche le rose”, Il femminismo in Italia tra desiderio di
libertà’, militanza e amore nei diari di tre donne.
Presentano
SILVIA NEONATO, giornalista del Secolo XIX e di Leggendaria, e GAIA GIANI,
producer creativa del film.
L’iniziativa
fa parte del progetto “You & me” che ha lo scopo di favorire il dialogo e
la discussione tra generazioni su temi di particolare rilevanza
socio-culturale. L’ingresso è libero.
"Vogliamo
anche le rose" racconta l'Italia del femminismo e della rivoluzione
sessuale fra la metà degli anni '60 e i primi anni 80 ricostruita utilizzando
fotografie, fotoromanzi, diari, filmini di famiglia, inchieste e dibattiti
televisivi, film indipendenti e sperimentali, riprese militanti e private,
pubblicità, musiche e animazioni d'epoca.
"L'idea
– dice Alina Marazzi, regista e ideatrice, insieme a Gaia Giani- è stata, da un
lato, di contrastare l'immagine stereotipata di un epoca segnata solo dal terrorismo
e dalla droga, dimenticando che è stata anche vivacità, impegno, nuova
consapevolezza, dall'altro, visto che questo film l'ho fatto soprattutto per i
ventenni di oggi, di stemperare la durezza di quegli anni, cercando,a partire
dalle immagini, una certa ironia e leggerezza".
Il titolo
rimanda al famoso slogan con cui le operaie tessili parteciparono agli scioperi
del Massachusetts nel 1912: "Come i corpi, anche le anime/ possono morire
di fame/ per questo vogliamo il pane/ ma vogliamo anche le rose".
Sempre più
spesso, negli ultimi anni, in cui più denso e problematico si è fatto il
confronto intergenerazionale tra donne – e quello ancor più complesso con gli
uomini - è emersa la necessità e l’urgenza di “dire” il femminismo, raccontare
che cosa è (stato) a partire dagli anni Settanta, come ha plasmato una parte
significativa della generazione nata tra la fine degli anni Quaranta e la prima
metà degli anni Cinquanta (le cosiddette “femministe storiche”) e poi via via,
in modo diverso, le generazioni successive.
La presenza
di Silvia Neonato, testimone e protagonista delle battaglie femministe, e di
Gaia Giani, che appartiene alla generazione successiva, fornirà lo spunto per
dire come molte donne- giovani e meno giovani – abbiano tratto esperienze e
opportunità dalle discussioni di allora per diventare completamente diverse sia
dalla rappresentazione odierna del femminile – veicolata soprattutto dai media
– sia dallo stereotipo della “femminista” come figura di un passato da
stigmatizzare.
Come afferma
Anna Rossi-Doria, “non bisogna confondere il silenzio con l’assenza” e oggi,
nonostante gli ultimi attacchi strumentali e inconcepibili alla loro dignità e
alla loro capacità di decidere, le donne presenti a se stesse, capaci di agire
e pensare ci sono, anche quando la loro parola non sembra capace di sfondare il
silenzio dei media.